"Il regalo più bello" - Racconto breve di Oreste Arena

Ricordo una fredda sera di parecchi anni fa. Era il tempo dell’Avvento ed io mi accingevo ad entrare in chiesa per la Messa vespertina quando scorsi, seduto accanto al portone d’ingresso, tristissimo, col capo reclinato sul petto, un giovanotto nordafricano che chiedeva l’elemosina, immagine della miseria e della desolazione al tempo stesso. Altre volte questo ragazzo era entrato in chiesa per chiedere qualcosa ma, essendo ubriaco, aveva sempre ricevuto risposte negative ed era stato messo alla porta con decisione. Ad un tratto, non sentii più il bisogno d’entrare in chiesa per trovare Gesù: l’avevo proprio davanti a me! Mi chinai su di lui sedendomi quasi al suo fianco, gli chiesi il suo nome e da quale città proveniva e, parlandogli, gli restai accanto. Si chiamava Mohamed ed era nativo di Orano, in Algeria. Era stato arruolato nell’esercito algerino per cinque anni e poi era venuto in Italia in cerca di lavoro. Aveva fatto il bracciante agricolo in provincia di Latina, ma un giorno litigò con alcuni braccianti polacchi, ferendone uno. Perse così il lavoro e adesso era lì, solo e senza aiuti di sorta.
Mentre ascoltavo attentamente il suo racconto, vidi il suo viso cambiare lentamente espressione, illuminato da un tenue sorriso. Chissà da quanto tempo, pensai, non riusciva più a confidarsi con qualcuno, o più semplicemente, a trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo.
Gli dissi - “Ma perché non torni al tuo paese, nella tua famiglia, anziché vivere per strada in queste condizioni?”.
Mi rispose: - ”Se mio padre sapesse quello che ho fatto e in che modo vivo, mi ucciderebbe!”. -
La Messa intanto era finita e la gente usciva alla spicciolata, distratta. Qualcuno lasciava nel suo berretto, posato lì davanti per terra, qualche moneta. Io rimasi accoccolato al suo fianco, quasi a volerlo proteggere; tutti mi conoscevano. Mi resi conto che stavo chiedendo l’elemosina con lui!
Alla fine, quando tutti andarono via, il ragazzo si alzò e, sotto la luce chiara della luna, vidi con sorpresa mista a soddisfazione, un volto disteso e sereno e due occhi pieni di gioia che un’ora prima non avevo visto. Continuammo a parlare ancora per un po’.
- “Tu credi in Dio?” - gli chiesi.
- “Si, ci credo” - mi rispose.
- “Sai – continuai – il mio Dio è uguale al tuo Allah: è amore”.
Adesso sembrava proprio un’altra persona; era felice.
- “Voglio offrirti qualcosa” - mi disse - “Se mi aspetti, vado al bar qui vicino e ti porto quello che vuoi”.
Lo guardai ancora con stupore, considerandolo attentamente; era mal messo e indossava panni logori e sporchi.
- “Ma no, non posso accettare!” - mi giustificai.
E lui, insistente: - ”Almeno un caffè te lo voglio offrire”. -
Ed io non fui capace di rifiutarlo; mi sembrava, respingendo quel suo gesto spontaneo, di offendere la sua dignità di uomo e di negare la sua capacità d’amare.
Quella sera imparai che anche il più povero essere umano della terra era capace di donare; che donare non consiste solo nel fare doni fatui, ma significa soprattutto donarsi; che anche nel villaggio globale che è divenuto questo nostro mondo d’oggi, è possibile fare un regalo di Natale d’inestimabile valore, il più bello e il più gradito, e lo può fare chiunque: il dono gratuito di sé.

P.s.: sembra strano, ma posso assicurare che anche Mohamed ha avuto il suo centuplo!

 


Molti cristiani d'oggi sono convinti di non possedere una fede forte o di non averla affatto, sentendosi così inferiori a tutti gli altri, quasi come menomati. Non esiste niente di più sciocco di una tale convinzione! La fede non può essere solamente un argomento di dotte discussioni accademiche, né si può dimostrare semplicemente parlandone. Per capire se dentro di noi esiste vera fede bisogna avere il coraggio di viverla, mettendosi alla prova giorno per giorno. E’ come entrare in una stanza buia: non sapremo mai se in quella stanza c’è la luce se non accenderemo l’interruttore.
Io sono convinto che se ognuno di noi avesse questo coraggio, se cioè avesse la forza – nel suo piccolo e con tutta l’umiltà e l’amore necessari – di far brillare la propria fede come una stella, insieme potremmo contribuire a salvare il mondo intero.

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