Il culto di Sant'Andrea viene praticato nella città di Reggio Calabria sin dal XVI secolo. In passato, i molteplici pescatori della città si rivolgono al loro patrono nella chiesa a lui intitolata, che era stata edificata nei pressi di porta Mesa, ovvero nel territorio della parrocchia della Candelora. La stessa chiesa diventa anche sede della Confraternita di Sant'Andrea sorta in città nel 1599: già da allora, lo statuto della confraternita prevede la celebrazione di una festa solenne in onore di Andrea apostolo ed accoglie i pescatori della città.
In seguito al terremoto del 1783, la chiesa di sant'Andrea viene distrutta e non più ricostruita! I confratelli si trasferiscono nella chiesa di Sant'Agostino, portando con sé tutto ciò che è sopravvissuto al disastro. Nel 1851, essendo la confraternita presente ancora nella chiesa di Sant'Agostino, viene redatto un inventario dei suoi beni dal quale risulta l'esistenza di una statua lignea decorata in oro. Si ha anche notizia delle annuali celebrazioni in onore di Sant'Andrea. Nel 1908 un altro disastro tellurico si abbatte sulla città ma la confraternita sopravvive e continua ad operare nella chiesa-baracca di Sant'Agostino. In seguito alla costruzione del Rione pescatori, la curia reggina, probabilmente rispettando l'antica appartenenza alla categoria, con atto del 1935, dispone il trasferimento della statua di Sant'Andrea dalla chiesa di sant'Agostino a quella dal Sacro Cuore di Gesù. In un primo momento, la tradizione della confraternita continua ad essere onorata: lo stesso don Antonino Meduri, nei suoi scritti, conferma la presenza della statua tra gli arredi sacri della chiesa durante la prima visita pastorale di Monsignor Giovanni Ferro (30 dicembre 1956). Successivamente, però, l'antico culto viene dimenticato e la stessa statua non viene più menzionata nei documenti ufficiali riguardanti la parrocchia. Durante i terribili anni della seconda guerra mondiale, per volontà di papa Pacelli, quale forma di apostolato nel mondo del lavoro sia industriale che agricolo, nasce a Roma la Pia Opera di Assistenza (POA) che, con un regolare statuto, stabilisce anche le norme per le Opere Diocesane di assistenza rivolte ad alcune categorie disagiate di lavoratori. Nella diocesi reggina, la valenza dell'azione pastorale specificamente rivolta a pescatori, pastori e braccianti diventa particolarmente incisiva soprattutto durante il mandato episcopale di Monsignor Ferro.
La Pia Unione dei Pescatori, così chiamata, viene istituita dall'arcivescovo nel 1955, col fermo proposito di "fare rifiorire la vita cristiana nella categoria dei pescatori e di offrire aiuto morale e spirituale inteso a migliorare la loro condizione di vita e di lavoro". Ben presto, presso diciotto parrocchie della diocesi, tra le quali quella del Sacro Cuore, si formano nuclei organizzati di soci. Ma solo con l'arrivo del nuovo parroco, don Umberto Lauro, sotto la spinta della categoria dei pescatori del rione, si avvia un processo di riscoperta dell'obliata tradizione. Fondamentale è stata l'azione sinergica svolta nell'intera zona pastorale di Reggio Sud, portata avanti da don Lauro e dall'amico fraterno don Salvatore Nunnari, ex parroco della chiesa di Santa Maria del Divino Soccorso. Nonostante il numero esiguo di pescatori rimasti sul territorio, il culto verso il Santo protettore viene ristabilito in modo concreto sia attraverso la celebrazione annuale della solennità liturgica, ricorrente il 30 novembre, sia attraverso l'edificazione di una sacra edicola sulla spiaggia di Calamizzi, contenente una nuova piccola statua di sant'Andrea realizzata in pasta di marmo bianca e corredata da una targa commemorativa. In un primo momento, la celebrazione della festa, messa compresa, viene tenuta all'aperto proprio nei pressi dell'edicola, sulla spiaggia. Successivamente, in seguito a lavori di ristrutturazione tenuti a Calamizzi, l'edicola viene rimossa ma i pescatori del rione, particolarmente devoti e desiderosi di mantenere viva la tradizione, propongono una soluzione alternativa. In occasione della festa, i soci del Circolo culturale Pescatori Calamizzi mettono a disposizione la loro sede sociale per svolgere la liturgia, seguita da un momento di conviviliatà fraterna. Oggi la statua, acquistata e custodita da don Lauro, è usata durante la festività quando viene trasportata in processione su un piccolo carro, addobbato a festa, verso la sede del circolo.
Le strade del Rione pescatori vengono chiuse con transenne e la santa messa viene celebrata all'aperto davanti all'ingresso del circolo. Durante la celebrazione, un momento suggestivo è costituito dall'offertorio, quando i soci del Circolo Pescatori, in processione, offrono coreografici vassoi colmi di pesce fresco. Lo spirito della festa, più circoscritta rispetto alla solennità del Sacro Cuore, è prettamente popolare e piuttosto simbolico, considerando l'esigua presenza di pescatori sul territorio rionale, nonché su quello cittadino. A testimonianza della pratica artigianale, un tempo usuale nel quartiere, va menzionata la vivace presenza della pescheria di Matteo, posta ad angolo sul viale Galileo Galilei, unica attuale erede dell'attività peschereccia svolta dagli abitanti del secolo scorso.
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