La Casa del Sacro Cuore a Cucullaro di Gambarie è una struttura pensata per accogliere le esigenze della comunità parrocchiale, un luogo dove poter continuare ad essere una grande famiglia cristiana anche nei momenti di formazione, di aggregazione sociale, di tempo libero e di svago, un luogo cioè dove essere "Chiesa fuori dalla Chiesa". Promotore di questo grande progetto è il parroco don Umberto Lauro che, sin dai primi anni della sua pastorale, ha mostrato una particolare sensibilità verso le tematiche legate al rapporto territorio - parrocchia e alla sue molteplici ripercussioni sociali, soprattutto nell'ambito del difficile rapporto tra la Chiesa Cattolica e i giovani delle nuove generazioni.
Forte sotenitore del modello educativo di don Giovanni Bosco, il parroco, appena giunto alla guida della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, nell'estate del 1977 decide di adoperarsi per organizzare i Campi Scuola per i ragazzi della comunità, riprendendo un'esperienza già avviata in passato dai suoi predecessori ma senza la stessa straordinaria continuità ed organizzazione viste durante la sua pastorale. Questi campi, nell'ottica lungimirante del parroco, rappresentano, allora come oggi, forti esperienze di formazione e di vita comunitaria e consentono di combattere l'allontanamento dei giovani dagli ambienti cattolici soprattutto durante il periodo estivo. L'idea funziona e, nelle estati successive, l'esperiemento viene allargato ai giovani, alle famiglie e agli adulti. Ad aiutare don Lauro in questa fase iniziale del progetto, troviamo soprattutto l'Azione Cattolica e gli scouts dell'Agesci che, con il loro duro lavoro, contribuiscono a rendere l'esperienza nei campi estivi memorabile. Come ricorda lo stesso parroco in un articolo pubblicato nell'edizione straordinaria del giornale parrocchiale "Insieme costruiamo la comunità", ogni estate trovare un luogo adeguato e disponibile all'accoglienza di tante persone diventa una vera e propria "avventura". Si scelgono prevalentemente località montane, immerse nel verde, al fine di riscoprire un rapporto con la natura, semplice ed armoniosa, e di riscoprire in essa la bellezza del creato, grandiosa opera di Dio. Si passa dalla Colonia di Sant'Antonio a quella dei Ferrovieri (Opafs) a Tre Aie, poi la Colonia Franchetti a Mannoli per giungere infine alla Casa della Candelora nella zona di Gambarie, tutte in Aspromonte.
Tra i ricordi di quelle prime "avventure" che sono ormai diventate un marchio di fabbrica della parrocchia, troviamo le testimonianze dell'ormai defunto Franco Paviglianiti, amatissima figura dell'AC ed instancabile collaboratore di don Lauro, e della moglie Emma Longo: "ogni volta è un gioioso affannarsi per sistemare la cucina, le camerate dei ragazzi, costruire scenografie per un'ambientazione vivace e coinvolgente, un modo bello di vivere in comunità ed una possibilità eccezionale per la crescita dei gruppi ed il rafforzamento delle amicizie". Ben presto, una semplice idea si palesa nella mente del parroco, ispirato dai numerosi collaboratori: "Sarebbe bello avere una casa tutta nostra!", "Perché non pensiamo ad una casa nostra aperta alla formazione e alla dimensione del soggiorno sociale?", sono solo alcune delle estemporanee considerazioni che vengono rivolte al sacerdote. Non passa molto tempo prima che quell'idea diventi un "sogno", come definito dallo stesso parroco, e successivamente un progetto parrocchiale tramite il quale don Lauro si fa interprete dei bisogni della sua comunità. Nei decenni successivi si va alla ricerca del luogo ideale, della struttura adeguata e si gira l'Aspromonte in lungo ed in largo senza però ottenere successo. In questa fase lo stesso parroco ricorda con affetto l'ormai defunto geometra Franco Alampi che con competenza e simpatia lo affianca nelle numerose peregrinazioni montane. Finalmente qualcosa sembra smuoversi nel 1996: don Lauro ed i suoi inseparabili collaboratori posano gli occhi sull'Ostello della Gioventù sito a Cucullaro e di proprietà del Comune di Santo Stefano d'Aspromonte. Il 14 agosto 1996 viene inoltrato al Comune di S. Stefano d'Aspromonte una prima richiesta scritta alla quale però fa seguito una risposta negativa, di tipo verbale, da parte del sindaco di allora. Circa un anno dopo, avendo saputo che l'immobile sarebbe stato posto in vendita, viene rinnovata la suddetta richiesta con annesse le varie autorizzazioni degli Organismi Diocesani competenti che intanto sono state prodotte: anche questa seconda richiesta però ha esito negativo. La struttura intanto, non essendo utilizzata in alcun modo, subisce gli effetti inevitabili dell'incuria e le sue condizioni peggiorano anno dopo anno. In data 8 aprile 1999 viene inviata agli amministratori dell'epoca (il Comune nel frattempo è stato commissariato) una terza richiesta nella quale si chiede di potere ottenere l'immobile in comodato d'uso caricandosi l'onere della ristrutturazione ma anche questa terza richiesta viene respinta. Finalmente, nel 2000, il Comune redige una nuova stima del fabbricato che tiene conto delle sue attuali condizioni che prevedono necessariamente una ristrutturazione. L'occasione è troppo irripetibile per lasciarsela sfuggire ed è così che don Umberto Lauro, confidando nell'aiuto di Dio, dopo aver ottenuto all'unanimità il parere favorevole da parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale, decide di acquistare interamente la proprietà e nel mese di luglio del 2002 sottoscrive con il Comune di S. Stefano in Aspromonte il contratto di compravendita dell'ostello. A supporto della scelta del parroco, accanto all'affiatata comunità parrocchiale, c'è anche l'allora Arcivescovo Vittorio Luigi Mondello, l'allora economo diocesano Monsignor Giuseppe Caruso ma, soprattutto, come scrive lo stesso sacerdote nel suddetto articolo, la Provvidenza.
Inizia un percorso carico di speranze ma anche di moltissime sfide! Il costo dell'immobile è elevato: viene anticipata una somma ma la restante parte deve essere pagata in 5 rate annuali. Come se non bastasse la casa è da risistemare, il tetto e gli infissi versano in gravi condizioni, gli interni sono da rifare, per non parlare dell'impiantistica e dell'arredamento che deve essere adeguato al nuovo scopo dell'edificio. I costi di questi interventi vanno a sommarsi al prezzo di partenza facendo lievitare la spesa ma don Lauro cerca sempre di mantenere vivo quel sogno con energia ed entusiasmo anche nei momenti di sconforto. Il parroco e il Consiglio Pastorale Parrocchiale propongono una serie di iniziative per la raccolta fondi dal titolo "Se mi aiuti sorgerò" (avviata anni prima in previsione di una risposta positiva del Comune di S. Stefano): vengono istituiti dei "Capogruppo" responsabili dell'organizzazione e della promozione della raccolta, vengono distribuiti dei salvadanai presso alcuni esercizi commerciali come ai tempi di don Meduri, vengono distribuiti dei blocchetti di ricevute per quei fedeli disponibili ad effettuare offerte mensili regolari, una cospicua percentuale delle normali offerte raccolte durante le liturgie viene messa da parte per la casa parrocchiale secondo una schema mensile prestabilito, ecc. I parrocchiani rispondono prontamente all'appello e supportano il progetto con offerte considerevoli che vengono raccolte nel giro di pochi anni. I lavori durano all'incirca sei anni tra ritardi ed imprevisti. Finalmente, nel 2008 il cantiere viene chiuso e il 21 giugno dello stesso anno si inaugura la nuova Casa del Sacro Cuore a Cucullaro di Gambarie, giusto in tempo per le attività estive. È il lascito di don Lauro ai posteri, alle nuove generazioni, è il luogo in cui la parrocchia si riunisce e fa famiglia perché, come afferma don Bosco: "Se Dio è il padrone di casa, si crea la famiglia". Oggi la casa parrocchiale è meta annuale di molti fedeli, soprattutto i gruppi dell'AC che finalmente hanno un posto tutto per loro dove divertirsi, stare insieme, fare amicizia, meditare e pregare ma anche gli adulti che hanno preso l'abitudine di trascorrere a Cucullaro la "vacanza sociale", soprattutto nei mesi estivi. La casa è dotata di una piccola cappella che viene usata per celebrare le liturgie durante gli eventi annuali e di un ampio spazio verde attorno alla struttura che spesso ospita eventi ludici, ricreativi e di preghiera comunitaria all'aperto.
Ecco cosa scrive don Lauro al tempo dell'inaugurazione della casa:
Capita a tutti, nella vita, di avere dei sogni. In genere si sogna di notte ad occhi chiusi e tra il dormiveglia e per le preoccupazioni del giorno che inizia, dimentichiamo cosa abbiamo sognato. Talvolta alcuni sogni ci accompagnano nel tempo e ci cullano a lungo, sono i sogni che facciamo di giorno, quelli che si fanno ad occhi aperti… Stanchi e sfiduciati dalle difficoltà della vita, ci convinciamo che i sogni non si realizzano quasi mai, che sono una perdita di tempo, la prerogativa di romantici ed idealisti che non vivono con i piedi per terra. È per questo che prendiamo i nostri sogni e, per non rimanere delusi, li riponiamo con cura nel cassetto delle cose belle ma impossibili. Eppure, a volte, può capitare che un sogno diventi realtà.
Per maggiori informazioni si invita il lettore a contattare i responsabili del soggiorno o a visitare le altre pagine della sezione casa parrocchiale:
Introduzione
Struttura