Via Crucis Comunitaria

Momento di preghiera
Venerdì 28 Marzo 2025 19:00 - 20:15
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PERDONARE PER...

... SAPER GUARDARE OLTRE

 

PRIMA STAZIONE
GESÙ NELL’ORTO DEGLI ULIVI

Dal Vangelo secondo Marco Mc 14, 32-38

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”.
Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Meditazione

Caro Gesù, eccomi ancora una volta qui, davanti a Te, a contemplare il misero legno della tua croce… perché ancora una volta Tu mi chiedi: resta qui e veglia con me! Resto qui, su questa via di certo non attraente, perché…è solo qui che, davanti alle tue ferite, posso sfasciare le mie!
È qui che non mi sento giudicato perché solo tu mi conosci dal  “grembo di mia madre” (Sal 139, 13).
È qui che rimango disarmato dalla tua umanità, dalla tua anima triste, dalla morte che già ti abitava prima di consegnarti a lei fisicamente. E questo mi insegna: preparati sempre prima di compiere una scelta importante e, se la paura ti schiaccia, se spegne in te ogni slancio, incontra te stesso nel tuo getsemani, consegna tutto nel frantoio del raccoglimento e della preghiera.
Signore, insegnami a pregare...

SECONDA STAZIONE
GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO

 Dal Vangelo secondo Matteo Mt 26, 47-50
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.

Meditazione
Un bacio. È bastato questo gesto per consegnarti alla folla. Un bacio, come per dire: parte di quello che io sono, adesso, è tuo. Ne sanno qualcosa le mamme che, non appena il loro bimbo lamenta un dolore anche minimo, sono sempre pronte a elargire il balsamo artigianale più efficace: un bacio sonoro.
Eppure, cosa può arrivare a fare un cuore ferito… quante volte, a ben pensarci, sono stato anch’io Giuda, o Signore. Quando non ho smesso di compiere i medesimi gesti d’affetto nei confronti degli altri, quando, forse, li ho anche baciati, ma con una freddezza inusuale, quasi punitiva. Ma... la vera punizione è stata per me!
E poi scoprire che bastava una parola in più, che bastava fermarsi un attimo a dialogare, per andare oltre: quanta sofferenza evitata! O Signore, non voglio più tenere tutto per me, non voglio più farmi del male rischiando, per di più, di ferire gli altri con i miei baci glaciali. Donami, Maestro, il coraggio del dialogo e la
misericordia per costruire relazioni mature!

TERZA STAZIONE
GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO

Dal Vangelo secondo Marco Mc 14, 55; 60-64
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”.
Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che
bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte.

Meditazione
“Che cos’è la verità?” (Gv 18, 38). È questa la domanda che, poco dopo, ti verrà posta da Pilato. È forse questa la verità, che tu sei colpevole?
Quante volte, caro Gesù, mentre un fratello sta provando a spiegarmi il suo punto di vista, la sua verità, io indosso le cuffie del pregiudizio e gli rispondo con le parole del sospetto! E quante altre volte, parimenti, cado nella tentazione di circondarmi di gente che la pensa come me pur di non ammettere che, forse,
sono proprio io a sbagliare. O Dio, donami la maturità di riconoscere che la mia verità, come anche quella degli altri, è solo una verità parziale; la serenità di chi sa che andare a caccia del colpevole non gli restituirà la pace; la fede in Te, che sei la Verità, quella assoluta, che mi dona l’antidoto al sospetto, ovvero il suo
più grande nemico: l’Amore. Perché solo andando oltre le discussioni infantili, gli insignificanti soprusi, solo usando Misericordia potrò essere veramente nella pace.

QUARTA STAZIONE
GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO

Dal Vangelo secondo Marco Mc 14, 66-72
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò, dicendo: “Non so e non capisco che cosa dici”. Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è uno di loro”. Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: “È
vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quest’uomo di cui parlate”. E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. E scoppiò in pianto.

Meditazione 

Caro Gesù, come Pietro, anch’io sento che la mia fede vacilla, spesso crolla… anzi, a volte, arrivo a pensare che le cose andrebbero meglio se non avessi Te. E rimango sorpreso quando, invece, scopro che il mio Dio è Colui che non solo perdona chi lo rinnega, ma che anche gli affida il Suo popolo, la sua Chiesa, Colui
che guarda oltre il suo peccato e lo chiama per nome, col suo vero nome: “Tu sei Pietro” (Mt 16, 18). Tu, Signore, cambi il mio nome, non perché io sia sbagliato per come sono, ma perché solo quando incontro Te scopro chi sono, scopro la mia vocazione, scopro di essere “frammento di Dio” (Epitteto). 
Rinnegando te, Signore, mi condanno a non essere felice perché sei Tu la pietra su cui si erge tutta la mia vita, povera, piena dioscurità e di cadute, ma dono tuo.

QUINTA STAZIONE
GESÙ È GIUDICATO DA PILATO

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 14-15
Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Meditazione

Caro Gesù, ci sono dei fratelli e delle sorelle dei quali a volte ci dimentichiamo, forse perché un’onta socialmente incancellabile li precede…Quasi mai parliamo, ad esempio, dei tanti detenuti che abitano le nostre carceri. Spesso ci soffermiamo al loro capo di imputazione, alla barbarie dei delitti per i quali sono indagati e, se ancora la sentenza non è stata pronunciata, ci pensiamo noi a esprimerla, magari con un rapido, ma non per questo indolore, commento sui social: colpevole. Buttiamo anche la chiave. A volte mi sembra davvero facile cadere negli eccessi: il giustizialismo di chi non conosce misericordia, da un lato, il buonismo di una fede immatura, dall’altro...Padre buono, donami la maturità di non giudicare, la misericordia per saper guardare oltre, l’intelligenza di superare i pregiudizi per essere vicino agli ultimi, senza che, ai miei occhi, ciò che fanno sia più importante di ciò che sono. “Signore, che io sia giusto, ma giusto con misericordia” perché in te “giustizia è misericordia” (papa Francesco).

SESTA STAZIONE
GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 17-19
Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.


Meditazione
La corona e le spine. Le genuflessioni e le beffe. Le riverenze e gli sputi. Quante contraddizioni...Che te ne sei fatto, Signore, di quella corona? Perché hai lasciato che ti fosse imposta? E pensare che poco prima, in quella stessa città, eri stato salutato con le palme della gloria. Ma tu li hai lasciati fare perché...
...caro Gesù, aderire alla Tua proposta mi libera dalla credenza affascinante che la felicità risieda nel compiacimento, dalla tentazione di non prendere posizione per non essere criticato o di non andare fino in fondo per paura di chissà quale reazione della gente.
O Maestro, tu mi insegni che la vita non è un social network in cui ogni azione è un post candidato a ottenere il gradimento dei miei follower. È, invece, una grande opportunità, un dono che tu mi rinnovi ogni giorno per scoprire chi sono. E per compiere la scelta più coraggiosa, sia pure la più impopolare: quella di essere. Quella di perdonarmi, guardando oltre le mie imperfezioni che sporcano la mia immagine da vetrina. O Signore, non voglio essere un influencer, voglio essere felice!

SETTIMA STAZIONE
GESÙ È CARICATO DELLA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 20

Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Meditazione

Ecco l’albero della morte. Ecco il segno di una giustizia ingiusta. Ecco il legno della croce. È facile che l’ingiustizia faccia ingresso anche nella mia vita,Signore. Lo fa tutte le volte in cui, tronfio dei miei successi, mi autoattribuisco un potere, mi ergo sul podio della superbia. E subito: sguardi di sufficienza, parole di velato classismo, prevaricatrice incapacità di ascolto, perché ciò che dico io è più saggio e più pertinente di tutto il resto. E quanta ingiustizia anche in questo tempo. Lo sperimento al lavoro, all’università, persino nell’amicizia: c’è chi impone uno stile, quello della massima prestazione e c’è chi si adegua. E poi c’è chi dimostra qualche tentennamento o insicurezza: meglio che venga fatto fuori. Insegnami, Signore, a costruire un mondo in cui ognuno trovi posto secondo le proprie possibilità; a guardare oltre il prodotto che ciascuno può rendere; a riscoprire la persona che ci sta dietro, con tutti i suoi limiti. Perché nessuno possa più ritenersi in diritto di caricare sugli altri fardelli ingiusti, ma anzi in dovere di alleggerire le sue frustrazioni. Solo allora si potrà dire: ecco la croce, ecco l’albero della vita.

OTTAVA STAZIONE
GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 21
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

Meditazione

Costretto a portare la croce. Un gesto straordinariamente umano, ma dall’utilità probabilmente limitata, date le ben più grandi  sofferenze che stavi sopportando. Eppure, lui lo ha fatto. Talvolta, Signore, accade che un servizio che svolgo con entusiasmo si trasformi in un obbligo a cui assolvo con frustrazione. E il primo pensiero che insorge è: “in questo posto devo fare tutto io”. È così che divento incapace di godere di quello che faccio e portato
a criticare tutto quello che fanno gli altri...Oggi, invece, Maestro, mi insegni a non demandare mai la carità. A sentire sempre l’urgenza dell’agire, a vincere la mia frustrazione. Perché tu, umanissimo Dio, continui a prostrarti a me, a chiedere aiuto per bocca di ogni fratello che ha bisogno di me. E non c’è tempo per discuterne, occorre agire, senza risparmio, anche se quello che posso fare è poco perché: “quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo
facessimo, l’oceano avrebbe una goccia in meno” (S. Teresa di Calcutta).

NONA STAZIONE
GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME

Dal Vangelo secondo Luca Lc 23, 27-28
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.


Meditazione

Sono lì. Fanno esattamente ciò che devono fare: piangere assieme a chi va incontro alla morte più dura. Cosa c’è di sbagliato? Anche la Tua Parola, ora che ci penso, mi esorta: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto” (Rm 12, 15). Mi spinge ad essere vicino ai miei fratelli in ogni momento, a guardare oltre i miei sentimenti e, per un po’, a immedesimarmi nei loro. È proprio questa caratteristica che manca a queste donne. Esse, al contrario, sono passivamente coinvolte nella tua sofferenza: i loro gesti e il loro cuore sono sconnessi. Tu, invece, Maestro, ci insegni che la fede non può essere fatta di facili entusiasmi o teatrali sentimentalismi. Ci ricordi, ancora una volta, che la Tua sofferenza, che ogni sofferenza non è mai per sempre.
Tu, Signore, riorienti i riflettori sulla scena più importante: non il Golgota, ma il sepolcro vuoto. Ed è così che inviti le donne e, questa sera, anche me, ad abbandonare quella compassione di plastica e ricevere una Parola, quella che scaturisce soltanto dall’incontro con Te, da un incontro che ti cambia nel profondo: “Siate sempre gioiosi” (1Ts 5, 16).

DECIMA STAZIONE
GESÙ È CROCIFISSO

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 24
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.


Meditazione

A volte, caro Gesù, mi ritengo necessario. Gli sforzi che faccio, l’impegno che metto in un’attività, il tempo che ricavo per essa mi spingono a desiderare un riconoscimento, anzi, qualche volta, addirittura a pretenderlo! Poi mi ricordo di te, Signore, delle tue vesti preziose sulle quali i soldati gettano la sorte, pensando di averti sottratto tutto, ignari del fatto che poco prima, nell’ultima cena, Tu stesso le avevi deposte per indossarne altre, forse meno profumate, ma
certamente più tue. Quel grembiule, quell’asciugatoio, mi ricordano che la posizione sociale più ambita non può che essere quella del servo, anzi, quella dell’amico! Quella di colui che si accorge delle necessità altrui e si fa vicino. Con quell’amore che non è circoscritto a un singolo atto, ma che, per sua natura, è uno stile di vita.
Signore, insegnami a saper fare un passo indietro, a rinunciare al fascino inutile delle sedie gestatorie e, nelle occasioni in cui mi sento indispensabile, ricordami di te: l’Indispensabile scartato; l’Onnipotente ma steso a terra; il Re il cui trono è questa croce.
Tu, umanissimo Fianco squarciato, ma davanti al quale si può solo dire: “mio Signore e mio Dio” (Gv 20, 28)!

UNDICESIMA STAZIONE
GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE

Dal Vangelo secondo Luca Lc 23, 39-42

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Meditazione

Erano in due. “Uno a destra e l'altro a sinistra” (Lc 23, 33). Ma Tu, Signore, ti rivolgi solo a uno di loro. Il suo coraggio gli vale l’aggettivo di “buono”. Eppure, esattamente come l’altro, è appeso a una croce, è un “malfattore”, ha sbagliato. Ma ora, nell’ultimo istante di vita, cerca il tuo volto, i tuoi occhi di papà. Capita spesso nella mia vita che gli sbagli che compio oscurino, nel mio cuore, tutto il resto. Mi sento immeritevole di perdono, proietto nei tuoi occhi, o Dio, i miei occhi che mi guardano con disprezzo. Oggi, invece, mi insegni a rivolgermi a te anche quando non mi sento al massimo, anzi, proprio in quel momento. A non aspettare l’illusione di ripulire le mie mani sporche per giungerle in preghiera. Ad essere come questo ladrone, capace cioè di cercarti nel peccato che permetti, mentre mi dici: “Dammi il tuo fango umano, io ne trarrò oro divino” (S. Detoc).
Solo così potrò guardare oltre le manchevolezze degli altri e guardarli con gli occhi della misericordia!

DODICESIMA STAZIONE
GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 19, 26-27

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Meditazione

“Eppure, quando tutto muore, quando tutto si fa nero sul Golgota, Tu, Gesù, pronunci parole di vita. Dici «madre». Dici «figlio»” (adatt. E. M. Ronchi). La tua sofferenza ha raggiunto il vertice, ma tu, Signore, anche in questo momento, pensi al discepolo amato, pensi all’umanità. La morte in croce non ti ha condannato solo alla sofferenza fisica, ma anche alla solitudine. Ti sei sentito abbandonato, anche dal Padre tuo. Forse è stata proprio questa l’agonia peggiore! Ma da lì, dal tuo trono, pensi a Giovanni, pensi che anche lui, di qui a poco, rimarrà solo. Pensi a tua madre, a quella spada che le sta trafiggendo sadicamente l’anima. E così mi ricordi di andare oltre le mie morti contingenti guardando negli occhi Maria, Colei che, nonostante la prostrazione del dolore più grande, torna sempre ad assumere le stesse posizioni: la genuflessione della fiducia, l’estroflessione del servizio.
Così, Signore, sia la mia vita per i fratelli, che io sia come Maria, misericordioso con me stesso, quando la fatica e la morte sembrano prevalere sulla vita; misericordioso con gli altri, quando perdo il controllo di tutto. Signore, donami occhi nuovi ed ecco: mia Madre!

TREDICESIMA STAZIONE
GESÙ MUORE SULLA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 33-39

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.

Preghiera
O Gesù, Uomo della croce,
ecco il Tuo corpo ferito
e senza vita,
lo voglio contemplare.
Non voglio coprire
le tue ferite,
ma accarezzarle.
Custodire tra le mie mani
il tuo ultimo respiro,
che profuma di vita
mentre tutto intorno muore.
O Uomo spezzato,
o Dio donato
che io sia simile a te.
Amen!

QUATTORDICESIMA STAZIONE
GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO

 Dal Vangelo secondo Marco Mc 15, 42-46

Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo.
Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

Da Spes non confundit - Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 di Papa Francesco

La speranza [...] nasce dall’amore e si fonda sull’amore che  scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce (3).
Davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo [...] «la vita non è tolta, ma trasformata», per sempre (20).
La speranza imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente. [...] Abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza» (cfr. Rm 15,13) […] perché ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza (18).
Tutti, [...] infatti, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr.Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente (adatt. 9). Lasciamoci [...] attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano (25)!

 

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