PRIMA STAZIONE
GESÙ NELL’ORTO DEGLI ULIVI
Dal Vangelo di Marco
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
Meditazione
La Tua Passione, o Gesù, è il suggello di una vita d’amore che, con questo Tuo ultimo atto di donazione, attraversa il tempo e giunge fino a me sottolineando come la Vita vera è fondamentalmente una connessione di relazioni. Perciò stasera, o Gesù, aiutami nelle mie meditazioni a vagliare il rapporto che io ho con le relazioni che emergono da questo tuo ultimo tratto di cammino. Perché tutte le relazioni suscitano emozioni e sentimenti è, perciò, basilare una profonda conoscenza di sé stessi per definirle, in quanto solo una sostanziale relazione interiore con me stessa può far sì che ogni mia scelta ed ogni mio agire abbiano un senso, che la mia vita sia piena e vissuta anche quando la paura fa capolino minando di tristezza e angoscia ogni mia sicurezza. Infatti, se Tu, o Gesù, non avessi avuto una buona conoscenza di Te stesso come avresti potuto dire a Dio, nella sofferenza ultima, sia fatta la Tua volontà e non la mia? Oppure, come avresti potuto suggerire ai tuoi discepoli di pregare e vegliare? Così mi indichi che solo la conoscenza spirituale di me stessa cresciuta nel silenzio orante e verificata dall’esperienza che diviene certezza di essere amati da un Dio che desidera sempre il mio bene può spingermi, in ogni situazione, a una fiducia aperta alla speranza. In realtà, solo quando mi sento amata non mi vergogno della mia umanità definita dal limite e nella mia fragilità non arrossisco, ma chiedo e do aiuto e perdono. Perciò solo se amo veramente, continuerò a vegliare fino all’ultimo su me stessa, sul mondo e sulle persone che amo cercando di custodirle e preservarle, per quanto possibile, dal male.
SECONDA STAZIONE
GESÙ, TRADITO DA GIUDA, E’ARRESTATO
Dal Vangelo di Matteo
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
Meditazione
Quando il cuore non è puro anche nelle relazioni con le persone della propria cerchia, come pure nella comunità di fede, dietro gesti di affetto si celano dei tradimenti. Eppure, o Gesù, quello di Giuda per Te è e resta il bacio dell'amico. Infatti, per Te era chiara la relazione con i tuoi discepoli e l’avevi anche chiarita con loro in quanto gli avevi detto che “non li chiamavi più servi ma amici”. E, a suggellare che ad unirti ad ogni tuo discepolo di ogni tempo sarebbe stato il sentimento libero e puro dell’amicizia, avevi anche aggiunto che “non c’è amore più grande di chi dà la propria vita per i suoi amici”. E lo hai davvero fatto! Se penso alle volte che ho travisato l'amore gratuito e disinteressato donatomi mi interrogo sui miei sentimenti e mi chiedo: Gesù Tu mi chiami amica, ma io ti sono davvero amica? Comprendo l’amore autentico generato dalla Tua vita donata per me? Sono grata a Te perché hai voluto condividere tutto con me? Ho paura del Tuo giudizio e di quello dei miei amici oppure desidero che i miei amici, incluso Tu, mi facciate giustizia nella verità, che mi abbracciate e mi perdoniate se vi tradisco e mi tradisco? E io so abbracciare i miei amici e dargli il “bacio santo” della pace che nasce dall’amore e dal perdono?
TERZA STAZIONE
GESÙ E’ CONDANNATO DAL SINEDRIO
Dal Vangelo di Marco
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Meditazione
La stazione della relazione con la Chiesa e il potere spirituale.
O Gesù Cristo, come Figlio dell’umanità e Figlio di Dio, con la chiara conoscenza di Te stesso, quanti “IO SONO” pieni di amore hai consegnato al mondo. Ma, dietro il Tuo essere Figlio del Benedetto ci hai lasciato il segno visibile del legno verticale della Tua croce che dall’alto, dalle nubi del cielo, scende verso il basso, la terra, a significare tutta la relazione d’amore traboccante di riconciliazione e perdono per le sue creature che la Kènosi di Dio ha portato con Te e in Te. L’evangelista Giovanni scrive che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito,… perché Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (cfr. Gv 3,16-17). E invece Tu, o Gesù, il Figlio dell’Uomo e del Benedetto, sei stato condannato per ciò che sei. E continui ad esserlo da chi non vuole riconoscere e vedere altro che sé stesso e il proprio tornaconto ammantato di bene per la comunità; da chi costruisce le relazioni interpersonali attaccandosi al riconoscimento pubblico e abusando del potere, anche spirituale, che gli è stato dato fino a pervertire e condannare sé stesso e l’intera comunità, anche quella di fede. O Signore, che io non resti confusa in eterno.
QUARTA STAZIONE
GESÙ E’ RINNEGATO DA PIETRO
Dal Vangelo di Marco
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò, dicendo: “Non so e non capisco che cosa dici”. Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è uno di loro”. Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: “È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quest’uomo di cui parlate”. E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. E scoppiò in pianto.
Meditazione
Ecco la stazione della relazione intima con chi si è scelto di amare. Dinanzi ai verbi che esprimono le azioni confuse, paurose, scomode e menzognere di Pietro, ritorna il valore della conoscenza e della comprensione di sé e dell’altro, della veridicità, per denunciare che l’atteggiamento da struzzo nelle relazioni d’amore non funziona. In particolare, nelle relazioni con Dio e con Gesù. Quei verbi ci segnalano che occorre entrare nelle relazioni intime facendo uscire fuori tutto ,ma soprattutto che è necessario uscire da sé stessi per includere l’altro nello spazio comune del “noi”. Per cui dinanzi ad una debolezza o a un errore è sempre meglio la verità, il dialogo, il chiedere scusa, il perdonare e chiedere il perdono, più che negare ed imprecare o far finta di non capire. Infine, per non piangere, forse amaramente e quando è troppo tardi, è necessario ricordare i giuramenti, cioè gli impegni di mutuo amore, perché si è sempre corresponsabili della reciproca benevolenza. O Gesù, aiutami a fare della correzione nella verità la molla per continuare ad essere generativa ed originale testimone di amore, perché è la verità a liberare il cuore e ad aprirne le porte al perdono
QUINTA STAZIONE
GESÙ E’ GIUDICATO DA PILATO
Dal Vangelo di Marco
Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Meditazione
Ecco la relazione con le decisioni della giustizia terrena dove la domanda di Pilato “che male ha fatto?” conduce chi detiene il potere civile a correggere, anche condannando severamente. Ma poi per reintegrare qualcuno è necessario anche conoscere e comprendere davvero, per cui dovremmo pure chiederci “che bene ha fatto? Che bene può fare?”. Questa è la domanda che dovrebbe guidare soprattutto ogni nostro pensare cristiano per evitare di avallare e condannare, anticipando così anche i preconcetti, sia sulle singole persone che sui popoli. Perché ognuno di noi sbaglia, per mille ragioni e in mille situazioni, ma ogni essere umano è più del proprio errore, è soprattutto BENE, perché benedetto da Dio. E allora, rovesciando la domanda, i miei occhi potrebbero cambiare, potrebbero diventare sguardi di amore misericordioso che si connettono sull’altro per dargli una speranza, facendolo sentire ancora amato, nonostante il suo errore, e attraverso il perdono che abbraccia lo rimetto nella libertà di vivere una vita pacificata e riconciliata.
SESTA STAZIONE
GESÙ E’ FLAGGELLATO E CORONATO DI SPINE
Dal Vangelo di Marco
Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.
Meditazione
Le relazioni con i prepotenti e gli aggressivi sono quelle più difficili, dolorose ed attuali. Quanti flagelli e quante coronazioni di spine infliggiamo con lo Stigma sociale ai nostri fratelli e sorelle. Penso anche alle impronte dell'odio e delle guerre inutili, agli accanimenti violenti soprattutto sugli indifesi, sui bambini e sulle donne, alle parole che feriscono e che si conficcano come delle spine nel cervello e nel cuore di chi è sensibile o si sta aprendo alla vita. Oppure come non considerare il bullismo e le prevaricazioni. Ma come trovare la forza del perdono in situazioni così estreme che continuamente flagellano e pungono, anche nelle nostre famiglie? La confidenza in Dio è certo un conforto, ma occorre anche il nostro apporto. E perdonare, in certe situazioni, soprattutto se a infliggerti i flagelli è colui o colei che dice di amarti, richiede davvero una forza sovraumana. Infatti, il perdono trae forza dalla grazia e dall'amore di Dio. O Signore, non tenermi lontana dal Tuo volto.
SETTIMA STAZIONE
GESÙ E’ CARICATO DELLA CROCE
Dal Vangelo di Marco
Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
MEDITAZIONE
Ecco l’esercizio spirituale intorno a quelle relazioni già vissute e con le quali dobbiamo ancora riconciliare la nostra memoria, perché è duro dimenticare quella circostanza in cui, per amore, mettendo a nudo noi stessi, non ci siamo sentiti compresi e abbiamo visto il nostro valore vilipeso e calpestato.
O Gesù, mi ricordo ancora quando mi hanno spogliato della mia dignità per essere rivestita della falsità di un abito che non era proprio il mio; di come con il loro potere mi hanno portato verso la crocifissione perché mi tolsero la possibilità di essere vitale e generativa in quell'ambiente che amavo. Ancora sono vive le emozioni e i sentimenti che ho provato. Ma ora voglio definitivamente perdonare e perdonarmi coniugando, nella verità della memoria, i verbi di questa stazione al riflessivo: per amore io mi sono messa a nudo e loro mi hanno spogliato della porpora, cioè della ricchezza dei miei doni e carismi; ma ora sono io che voglio spogliarmi degli inutili rancori e livori e mi voglio rivestire di Te, o Cristo, cioè dell’umiltà della veste del mio Battesimo, per farmi condurre, da Te, fuori dal disamore del cuore ferito. E desidero farmi crocifiggere dalla Tua grazia per crocefiggermi nell’abbraccio d’amore del Tuo perdono e così riconciliare amorevolmente la mia memoria affinché anche quella circostanza diventi ulteriore amore generativo di perdono, e io ricordi solo e meraviglie del tuo amore.
OTTAVA STAZIONE
GESÙ E’ AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE
Dal Vangelo di Marco
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
Meditazione
Le relazioni con i poveri, gli ammalati, gli anziani abbandonati, i detenuti, i migranti, gli affamati, gli assetati, gli esuli, i profughi e i rifugiati mettono a prova il nostro amore per il prossimo perché “amare” è prevenire. Invece in alcune circostanze aiutiamo solo se costretti, soprattutto dinanzi a coloro che portano pesanti croci. Perché la croce oltre che pesante, è ignominiosa e fa paura. E forse anche dinanzi al bisogno comune non siamo sempre disponibili ad offrire per primi l’aiuto, ma attendiamo che ce lo chiedano. Invece chi ama riconosce subito il bisogno, e quello dell’altro prima del suo, perché chi ama utilizza lo sguardo della “serva”, e il motivo ce lo ricorda il salmo 123 che dice “come gli occhi di una schiava fissano la mano della padrona, così i nostri occhi sono rivolti a te, Signore, nostro Dio, e attendono la tua misericordia”. O Gesù, aiutami a comprendere sempre più che nelle sofferenze delle croci del mondo, servirci l'un l'altro, lasciando la Signoria a Dio, è prevenire nell'amore, per essere misericordiosa come il Padre nostro che è nei cieli, perché non esiste aiuto e perdono senza amore e servizio.
NONA STAZIONE
GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME
Dal Vangelo di Luca
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Meditazione
Meditando sulle relazioni generazionali e generative, stasera, volutamente non parlo del legame di una donna con la trasmissione della vita, o dei perché le donne ancora piangono o del fatto che da sempre, nelle varie società e culture, sono messe da parte. Tralascio queste ed altre cose che sono un insulto alla femminilità creaturale voluta nel mondo da Dio, semplicemente per ringraziarti, o Gesù, da donna. Ringraziarti per averci comprese, accolte e voluto da subito al Tuo seguito senza condizioni restrittive, e per averci incluse pienamente nell'amore egualitario di Dio chiamando le donne di Gerusalemme “FIGLIE”, cioè oltrepassando lo stereotipo delle donne come spose e madri. Infatti, così ci hai restituito la pari dignità di ogni creatura umana, senza distinzione di genere, dinanzi al Dio della vita, che è Padre d'Amore e Madre di Misericordia, indistintamente, per tutta l'umanità. Perché il Dio che ci ha creato per amore, a Sua immagine e somiglianza, non ha fatto e non fa distinzione tra figli e figlie. La Chiesa stessa, mediante il Battesimo, ce lo conferma tant’è che tutti e tutte siamo inviate ad annunciare il Vangelo a “tutti i figli e le figlie di Dio” con l’esempio della vita e con un servizio di amore. O Gesù, aiutami a comprendere se nel mio cuore sta crescendo la Figlia di Dio che sono e insegnami a perdonare sostenendomi nel tuo abbraccio fraterno di Unigenito.
DECIMA STAZIONE
GESÙ E’ CROCIFISSO
Dal Vangelo di Marco
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.
Meditazione
Le relazioni che richiedono il dono di sé incrociando il desiderio di amore di Dio e per i fratelli e le sorelle, non si lasciano andare ai sorteggi o alle fortune. Perché l’amore SCEGLIE, e sceglie di dare e non di prendere. L’amore vero ha desideri legittimi, per questo non divide ma unisce, e soprattutto non crocifigge, né per gioco e né per dimostrare potere o imporre sudditanza. Quindi se anche tu che ascolti hai pensato o pensi di giocare con l'amore, sappi che chi ti ama, se lascia crocifiggere sé stesso per te, non ti ha amato e né ti ama per scherzo. E, solo nella dimensione della scelta del dono di TE STESSO potrai comprendere come non può esistere amore senza perdono. Perché il dono si sé è amarsi per donarsi. E non può esistere un “per-dono” senza amore, senza amare la persona da perdonare, senza amarsi per perdonarsi, senza essere amato per essere perdonato. Dono e perdono si incrociano sempre sulla via dell’amore, cioè la via della Passione per amore. O Gesù, insegnami costantemente il valore del dono di me stessa.
UNDICESIMA STAZIONE
GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE
Dal Vangelo di Luca
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Meditazione
O Gesù, nella difficile relazione con coloro che dicono e fanno il male, con coloro che palesemente non hanno timore di Dio, il buon ladrone mi insegna il valore della conversione in ogni momento, per me e per tutti, e mi ricorda che per me la vita eterna è iniziata il giorno della mia nascita terrena. Inoltre, guardandoti Crocifisso tra due malfattori, intendo che il Tuo Regno, come Regno di Dio, è già su questa terra e che il Tuo trono è proprio la Croce, questa Tua folle Passione d'amore per gli uomini. Per questo il giudizio di Dio è diverso da quello degli uomini e dei tribunali terreni, perché è il Tuo cuore ardente d’amore. O Gesù Cristo, aiutami a crescere sempre più “nella relazione di verità con Dio-Amore e con me stessa, fiduciosa nel mistero insondabile della misericordia divina”. Aumenta la mia carità perché il Tuo ricordo, che sarà giudizio di Dio per me, trovi una solida base d’amore su “quanto avrò o meno praticato nei riguardi dei più poveri e bisognosi, nei quali tu, Cristo e Giudice, sei costantemente presente”. Sostieni la mia speranza perché l’amore diventi la mia salvezza e la mia gioia, ricordandomi che molto mi sarà perdonato se molto avrò amato.
DODICESIMA STAZIONE
GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO
Dal Vangelo di Giovanni
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”.Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Meditazione
Le relazioni familiari ci dovrebbero circondare d’amore in ogni momento della nostra esistenza terrena per renderci generativi. Infatti, accanto a Gesù, nell’ultimo momento della sua vita, ci sono le persone che più lo amavano e che Egli più amava. E Lui, che aveva predicato l’amore misericordioso di Dio con parole e segni, Lui che aveva indicato come esempio le circostanze e le persone in cui vedeva fruttificare l'amore verso Dio e i fratelli, anche ora, Crocifisso, si preoccupa di riempire d’amore chi ama e per loro costruisce una nuova casa, come fa chiunque sovrabbonda d’amore e crea una nuova famiglia sperando nel futuro. Generando la nuova casa del suo discepolo, Gesù fa di sua Madre, “la più alta testimone della speranza. Infatti, ai piedi della croce, straziata dal dolore e ripetendo il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore, Maria ha cooperato al compimento di quanto suo Figlio aveva detto, e nel travaglio di quel dolore offerto per amore è divenuta Madre nostra, Madre della speranza”, Madre della Chiesa.
TREDICESIMA STAZIONE
GESÙ MUORE SULLA CROCE
Dal Vangelo di Marco
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.
PREGHIERA CONCLUSIVA DELLA VIA CRUCIS
O Padre, rivolgi a noi il Tuo sguardo misericordioso, perché, ricolmi di speranza per la morte redentrice del tuo Figlio, innalziamo a Te il canto della riconoscenza e della lode e rendici capaci di portare ogni giorno il giogo della croce che il tuo Spirito trasforma nel giogo leggero e soave dell’amore. Insegnaci a ritrovare l’umiltà della mente e la sapienza del cuore per lasciarci riconciliare da Te al fine di perdonare con amore, e “la speranza ci aiuti pure a ritrovare la fiducia necessaria nelle relazioni interpersonali, nei rapporti con gli altri popoli, nel dialogo interculturale e interreligioso, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato”, per costruire un futuro pacificato. Per Cristo nostro Signore. Amen
QUATTORDICESIMA STAZIONE
GESÙ E’ DEPOSTO NEL SEPOLCRO
Dal Vangelo di Marco
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
Meditazione
Perché “LA SPERANZA RICOLMI IL CUORE” d’amore e perdono, le parole di questa ultima meditazione della via crucis “Perdonare… per amare” le ho stralciate qua e là da “SPES NON CONFUNDIT” - la Bolla di Papa Francesco per l’indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025.
Per la spigolatura sono partita meditando l’ultimo verso evangelico appena letto: “Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro”.«… Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. … Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: «Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi»… La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino. … La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce … si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita…” e in questo anno di essere anche “pellegrini di speranza …. per vivere intensamente l’esperienza giubilare…. viva dell’amore di Dio. … L’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio,…. la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini”… Perciò, attraverso “la Riconciliazione sacramentale permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. …Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare.” Infatti “…Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi”».
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