Dal Vangelo di Marco
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
Meditazione
Tutti reclamiamo a gran voce la nostra libertà e la difendiamo valorosamente dagli attacchi altrui. La libertà è voler scegliere senza costrizioni da parte di altri, è vivere ogni attimo dell’esistenza senza sciuparne mai neanche uno, è quel sottile equilibrio che mi fa dire “ho dato il meglio di me, posso rivendicare il mio diritto alla libertà, anche alla libertà di peccare”. Ed eccomi Padre, sono libera dinanzi a Te. Padre Nostro che sei nei cieli… Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terrà. Le tue parole così però non mi lasciano possibilità di scelta! né in cielo né in terra potrò decidere io! e allora perché mi dici che sono libera? Padre mio, che tumulto nel mio cuore, io non ti rinnego, però non so mettere a tacere ciò che voglio io per fare ciò che vuoi Tu, quando so perfettamente quello di cui io ho bisogno o cosa mi manca. E poi non lo vedi anche Tu cosa mi manca? Mi puoi capire quindi se sbaglio, ho diritto di sbagliare. Ecco, ho fatto la mia scelta, ho scelto il mio bisogno e ora mi sento appagata. Ancora non lo posso sapere, ma sto per entrare in una scintillante e dorata prigione dalla quale grido, a gran voce, tutta la mia conquistata libertà. E ora che l’ho conquistata posso addormentarmi e smettere di vegliare.
Dal Vangelo di Matteo
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
Meditazione
Signore, hai scelto Giuda per andare incontro al tuo destino, sei andato verso la morte non per caso né per necessità, ma nella piena libertà e per amore. Hai intravisto con lucidità la Tua fine e non ti sei sottratto ad essa. La volontà del Padre tuo era che Tu amassi i tuoi che erano nel mondo e Tu così hai fatto, li hai amati fino alla fine, oltre il tuo corpo, oltre te stesso pur di essere fedele alla volontà del Padre. Il tradimento di Giuda invece è il suo esatto opposto, è stato dichiarare che la sua anima non appartiene più a Te, la sua volontà non si può più incontrare con la Tua. Eppure nonostante Tu sia stato tradito e abbandonato, mi hai ricordato che il tuo amore comprende il perdono e che il tuo perdono mi libera. Ma da che cosa mi libera il tuo perdono? Signore vuoi forse che io dal tuo tremendo calvario impari cosa è la libertà. Tradimento e fedeltà, l’uno di fronte all’altra, suggellate da un bacio. Per quanto io voglia prendere le distanze dal comportamento riprovevole di Giuda, per comprendere cosa sia la libertà, mi serve guardarlo e guardare Te. Giuda ti ha avuto accanto per tanto tempo, eppure è rimasto dentro le sue delusioni, i suoi rancori, la sua rabbia ed è per questo che non è riuscito a liberarsi mentre Tu fino in ultimo hai conservato per lui parole di bene, fino in ultimo gli hai offerto il tuo perdono, la sua libertà. Signore, fatti più vicino se come Giuda rimaniamo prigionieri del nostro stesso buio.
III Stazione
Dal Vangelo di Marco
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Meditazione
La falsa testimonianza dinanzi la Verità, entrambe devono necessariamente esprimersi attraverso le parole, eppure Gesù Tu scegli di tacere, lasci che parole false ricadano sul tuo stesso corpo ma il tuo silenzio diventa eloquente. Non restituisci la violenza della falsa accusa ma la trattieni su di Te mostrandomi cosi tutta la misericordia del Tuo essere Dio. Dinanzi a Te Gesù, Verità e Vita, quanto appare ridicola la falsità con quelle sue sontuose vesti stracciate platealmente, segno evidente di divisione e di pochezza. Il tuo silenzio prima e le Tue poche parole pronunciate dopo, mi mostrano tutto il tuo disegno d’amore per l’umanità. “Sono io il Figlio del Benedetto venuto a liberare gli oppressi, a ridare la vista ai ciechi, a dare voce ai prigionieri, a sanare gli ammalati, ad insegnare ai piccoli e a coloro che con animo fiducioso vogliono abbandonarsi all’amore del Padre”. Ecco che la Verità parla e non tace più. La verità, come la libertà, non ha bisogno di accordi e alleanze per essere cercata, la si trova lì alla luce del sole; non ha bisogno di una giustificazione e non si contraddice mai né ha bisogno del sostegno altrui. La verità non ha bisogno di un capo che si erge solenne tra le mura di un tempio, a beneficio di pochi, perché sa sedere su di un monte o in riva ad un lago e sa parlare, con chiarezza, a chiunque voglia ascoltarla con animo sincero.
Dal Vangelo di Marco
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò, dicendo: “Non so e non capisco che cosa dici”. Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è uno di loro”. Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: “È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quest’uomo di cui parlate”. E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. E scoppiò in pianto.
Meditazione
Pietro, impulsivo e schietto pescatore. Dubbioso, supponente e combattente Pietro. Fedele amico di Cristo, ne attesti la regalità come Figlio del Dio vivente. Pietro quante cose ci hai raccontato di te e della tua fede, a volte ferma a volte timorosa, ci hai mostrato sempre un cuore pronto, ardente di desiderio anche se debole. Sei sempre stato autentico nella tua umanità, nei tuoi slanci appassionati quando vuoi proteggere il tuo Maestro dalla Passione meritandoti così i suoi rimproveri. Le tue precarietà erano il tuo pregio distintivo. Lo erano perché rappresentavano un cammino ed è per questo che sei stato scelto! un cammino, per sua stessa definizione, è sempre arduo. In tutto il tempo che hai trascorso al fianco del Maestro hai sempre saputo accettare i suoi rimproveri, cercare il suo sguardo, e confidare nella sua misericordia. Hai sempre saputo far ritorno al suo amore e ricominciare con una nuova passione. Eppure questa volta, rinnegando Cristo, hai rinnegato anche te stesso negando quella identità che il Signore invece aveva tanto amato perdonando, ogni volta, quelle tue fragilità che oggi tu stesso vuoi nascondere. Di nuovo uno sguardo ti riporta in te stesso, lo sguardo del Padre che non è venuto per condannare ma per salvare, lo sguardo del Padre lento all’ira e grande nell’amore che ti chiede, se vuoi, di far ritorno a casa anche se ora è il momento del pianto inconsolabile. Sono mai le stesse le lacrime? No certo! Oggi sono lacrime di dolore e di buio. Poi saranno lacrime incontenibili di gioia. E’ sempre uguale uno sguardo? Sì Gesù il tuo lo è!
Dal Vangelo di Marco
Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Meditazione
Sono investito del potere di decidere della libertà altrui, ho diritto di vita e di morte sugli altri, eppure le formali certezze che mi sono garantite dall’autorità che mi è riconosciuta cedono il passo alla viltà che mi è propria. Ho bisogno di interrogare la folla per decidere. Cosa è poi la folla? E cosa mi importa poi di un ammasso ignorante e urlante di gente che reputo incivile, guidata da sacerdoti che in cuor mio disprezzo; per metterli a tacere so bene cosa fare perché questo si che so farlo, so come si ammaestra e si accontenta il popolo per distrarlo. Pilato sei l’uomo delle domande. Dinanzi alla folla chiedi che male ha fatto perché non sai assumerti, in via esclusiva, la responsabilità del tuo ufficio per emettere una giusta sentenza, come invece sarebbe stato tuo preciso dovere e cosi dividi con altri la colpa per una morte ingiusta. Pilato sei l’uomo delle domande. Da solo di fronte al Cristo hai chiesto “Dunque sei tu il re? Ed hai ottenuto una risposta da Cristo che ti ha detto: “Tu dici che io sono re. Io sono nato per questo. Per questo sono venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” – “Che cos’è la verità?” hai chiesto; tuttavia hai subito voltato le spalle e sei uscito, senza neppure ascoltare la risposta. Signore, concedimi la forza e la libertà del cuore di sapermi unire a tutti coloro che camminano insieme per la ricerca della verità, riconoscendoli perché hanno saputo accogliere il povero, l’emarginato, il prigioniero, il pagano, l’adultera, il pubblicano. Rendimi salda nel coraggio di sapermi staccare dalla folla urlante e ignorante che inneggia un assassino con le mani sporche di sangue che ieri si chiamava Barabba oggi chissà...
Dal Vangelo di Marco
Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.
Meditazione
Signore Gesù alla tua condanna ingiusta si aggiunge lo scherno e l’umiliazione e tanti, troppi, sono i gesti di offesa contro di Te. La crudeltà umana in questi casi è senza alcun limite e incontra il favore di molti, di tanti purtroppo. Sì perché bramiamo il dominio sugli altri, la prepotenza, il potere, l’indolenza, la deferenza e gli apprezzamenti altrui e per avere queste cose, in cambio, bisogna vendere la propria dignità e questo può voler dire solo che siamo noi ad essere prigionieri dei nostri stessi peccati, privi della nostra libertà, bisognosi di raggrupparci ad altri per far valere le nostre ragioni o peggio dare un senso a noi stessi che altrimenti da soli non avremmo e tutto ciò non è altro che pallida illusione di essere qualcuno. Tu Signore hai offerto il Tuo corpo al martirio per amore e lo hai fatto indistintamente per tutti noi, silenziosamente hai accettato il dileggio e lo scherno, disprezzato e reietto dagli uomini non hai tradito le parole di verità che ti rendono il Re dei Re. Sei venuto per salvare il mondo e hai insegnato al mondo con parole d’amore, Re di pace e di giustizia, Re di carità, Re di perdono, Re di misericordia. Vogliamo appartenere al tuo regno Signore, al tuo regno di libertà e la libertà non ha alcun confine se non quello del rispetto altrui.
Dal Vangelo di Marco
Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Meditazione
Mio Signore poco prima si erano presi gioco di Te vestendoti color porpora, adornandoti con una corona e salutandoti come re. Ora invece ti fanno indossare le tue vesti. Saranno certamente vesti logore e sporche di sangue ed il tuo corpo già martoriato è anche gravato dal peso della croce. Ecco tutto questo è un insulto alla verità, alla giustizia ed alla dignità ma Tu, vero Re, hai portato la croce e ci hai preceduto per mostrarci come trovare la via per la vita vera che passa attraverso il perdono per giungere alla vera libertà. Signore, ti sei lasciato deridere e oltraggiare per farci capire che non dobbiamo assomigliare ai malfattori che hanno deriso e oltraggiato Te se davvero vogliamo vivere da uomini e donne liberi. Aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole. Aiutaci a riconoscere in coloro che sono emarginati e umiliati il tuo volto. Aiutaci a non scoraggiarci davanti alle beffe del mondo quando l’obbedienza alla tua volontà viene messa in ridicolo. Signore, la via del perdono che ci porta alla libertà è spesso ardua ma tua aiutaci a non sfuggire la nostra croce e a percorrerla tutta la via dell’amore che Tu ci hai indicato.
VIII Stazione
Dal Vangelo di Marco
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
Meditazione
Quante volte siamo costretti a metterci in discussione di fronte ad una scelta perché altri ce lo impongono, costretti a far qualcosa che non vorremmo spontaneamente fare né per compassione né per generosità e siamo così come Simone, costretti ad un incontro imprevisto ma che diventa un incrocio di destini. Laddove tutti gli apostoli erano fuggiti, Pietro lo aveva rinnegato, quando solo le donne erano rimaste con lui, ecco che uno sconosciuto entra nella storia della passione di Cristo per insegnarci che non c’è un prima, un dopo, un tempo prestabilito. C’è un incontro uno sguardo c’è la condivisione della croce indipendentemente dal motivo ma quello che è importante è che da quel tratto di strada, faticoso e straziante ma condiviso si esce con un cuore rinnovato. Simone di Cirene è esattamente l’uomo che Gesù voleva incontrare prima di far ritorno al Padre, è uno straniero, un immigrato ed è stanco, vuol tornare a casa a riposare, non sceglie di aiutare ma riceve un ordine, aiuta senza fare domande, si carica della croce ma qualcosa in lui cambia. Simone semplicemente si apre al Cristo sofferente per donargli il suo cuore in uno scambio reciproco di cura e gratitudine perché non c’è carità senza compassione.
Dal Vangelo di Luca
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Meditazione
Tra una grande moltitudine di popolo anonimo che sta solo lì a guardarti, Gesù Tu ti rivolgi proprio alle donne che sembrano essere staccate da quella moltitudine di popolo e le identifichi anche nel loro segno di appartenenza ad una comunità specifica. Rimproveri apertamente queste pie nobildonne, ammantate di pietà puramente sentimentale che però per te non è vera conversione e fede vissuta, Tu non vuoi che sia solo bisogno di vedersi apposta un’etichetta. Ecco che la moltitudine anonima di popolo e la falsa o insipiente appartenenza ad una congregazione sono due inutili facce della stessa medaglia. Signore Gesù, tu invece hai desiderato ed amato profondamente il cuore vero… sì il cuore di un pubblicano, di una giovane donna samaritana, di un uomo che ti ha rinnegato ma che poi ha pianto di gioia. Tu vuoi un cuore che inciampa ma poi si rialza, che ti interroga nel bel mezzo della notte e che non smette di farti domande ma che docilmente di affida a Te, un cuore vero da liberare.
Dal Vangelo di Marco
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.
Meditazione
Il male sa solo dividere ed è ciò che accade con le tue vesti; ma mio Signore anche se ti hanno umiliato nella Tua dignità, il loro gesto violento non ha diviso Te, avranno potuto dividere le tue vesti ma la tua regalità è lì tutta intera sul legno della croce. Eccoti innalzato da terra, Re dei Re, ci hai attirati e sei cosi causa di salvezza eterna per tutti noi. Ti guardo Gesù, ed è vero, scorgo nell’immediato il tuo dolore ma Tu stesso mi inviti a non soffermarmi solo su quello. Mi fai nutrire di Te Signore, mi dai vita, mi offri perdono e mi indichi la strada per ricominciare. “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre”. Mi hai chiamata ai piedi della tua croce perché da Te e attraverso Te mi vuoi condurre al Padre, mostrandomi che la strada è ardua e faticosa ma i tuoi insegnamenti, il tuo esempio, ed il tuo amore saranno la mia luminosa guida.
Dal Vangelo di Luca
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Meditazione
Il soffio dello Spirito Santo, con il suo dono del timore di Dio, nell’ultimo istante di vita, ha fatto gridare al ladrone “Abbà! Padre!”, non sono più schiavo ma figlio e se ancora vuoi Padre, dimentica ogni mia colpa e nefandezza, perdona ogni mio peccato, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Una vita intera strappata dalla gravità del peccato, sottratta ad un cuore desideroso solo di amare; ma nel disegno di Dio il peccato non sarà mai l’ultima parola. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti potrà resistere? Ma con te è il perdono. La libertà che si rivela in tutto il suo lucente splendore e per il ladrone non è più supplizio della croce ma passaggio dalla morte alla vita, dal buio della colpa alla speranza di una nuova vita.
Dal Vangelo di Giovanni
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Meditazione
Anche dal supplizio doloroso della croce non cambiano i tuoi gesti consueti. Fissi lo sguardo e da quello sguardo si genera l’amore. Poche, semplici parole e consegni una missione. Come può accadere questo? Come può essere così chiaro l’amore? L’amore è avere cura del corpo come dell’anima di chi ci sta accanto e di coloro che amiamo e Tu Gesù, morente ma ancora intimamente fedele alla volontà del Padre, ci hai donato una relazione d’amore perché avessimo l’esempio di cura reciproca e di accoglienza. Gesù, ai piedi della tua croce c’è l’immagine di tutta una vita, c’è la storia delle relazioni che sapremo creare tra di noi e in queste, lo sappiamo, oltre al dolore c’è l’amore che si accoglie e dell’uno, come dell’altro, ne racconteremo a Dio; racconteremo del dolore che avremo provocato e di quello che avremo alleviato ma soprattutto risponderemo dell’amore che saremo stati capaci di generare.
XIII Stazione
Dal Vangelo di Marco
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.
Meditazione
Ed il Tuo spirito è lo spirito della libertà. Nella legge del tuo amore ho trovato la mia libertà, sotto la tua volontà il mio cuore ha trovato la pace, la mia ragione ha ceduto al dolce e sicuro affidamento a Te. E’ Verità la tua legge e mi invita a non innalzare niente di indegno sull’altare della vita. E’ Verità questa legge che ci hai lasciato quando “ci hai liberati per la libertà”. Hai amato veramente il mio cuore e ne hai avuto cura e ora ci siamo solo io e Te e nel cuore può trovare posto solo l’amore. Ti offro Signore la mia umanità, tutta intera, custodisci Tu la mia libertà… Amen
Dal Vangelo di Marco
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
Dalla Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025
SPES NON CONFUNDIT di Papa Francesco
Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà. Sant’Agostino in proposito scriveva: «Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te». Cosa caratterizzerà dunque tale pienezza di comunione? L’essere felici. La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti. Ma che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: «Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi». Ricordiamo ancora le parole dell’Apostolo: «Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore»
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