Via Crucis Comunitaria

Momento di preghiera
Venerdì 7 Marzo 2025 19:00 - 20:15
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Prima stazione

GESÙ NELL’ORTO DEGLI ULIVI

 Dal Vangelo di Marco 14,32-38

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

 Meditazione

Nell’orto degli ulivi ho vissuto l’esperienza di angoscia di fronte alla morte che ha messo a dura prova la mia vita e la mia fede. Lì ti cercavo, Signore, ma non ti trovavo, lì ti supplicavo, ma non mi rispondevi. Avrei voluto dire “Abbà”, ma la sofferenza mi dominava! Così il mio orto degli ulivi si è rivelato una prova, anzi la prova della mia vita. Dunque il dolore immenso che ho attraversato ha messo in gioco radicalmente la mia esistenza nella sua verità più profonda. Poi, proprio in profondità, ti ho ascoltato: “Io, il Signore, sono sempre con te per proteggerti”. Guida sempre i miei passi, Signore Gesù, e non permettere che io sia vinta dalla paura e dallo sconforto.

 Seconda stazione

GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO

Dal Vangelo di Matteo 26,47-50

Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.

 Meditazione

Giuda mi rappresenta, sembra una persona con limiti e difetti come me, come ognuno di noi. Ma Giuda è tuo amico ed anche tuo discepolo, lo stesso a cui Tu, Signore, hai sussurrato “Io ti perdono perché ti amo”. Allora, quando sono radicata nel tradimento e davanti al cuore ho una barriera, quando proietto la mia colpa sugli altri, Tu mi consideri amica! Mi commuove,  Signore, l’infinita tenerezza della tua carità! Allora, solo quando perdono me stessa posso conoscere più intimamente le ferite del mio cuore, abbracciando la sofferenza ed impegnando il cuore, fino a sentirlo concretamente. Signore Gesù, fa’ che io riconosca che “il perdono non è un atto occasionale, o un sentimento, ma un atteggiamento costante”, che mi dona la luce, la luce di un nuovo inizio possibile, concreto, incarnato, la luce che mi fa raggiungere il tuo Cuore perché “è lì, in quel Cuore, che riconosco finalmente me stessa ed imparo ad amare”.

Terza stazione

GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO

 Dal Vangelo di Marco 14,55.60-64

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”.

Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”.

Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti,disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte.

 Meditazione

Ecco, “due regni sembrano fronteggiarsi: l’umano e il divino, il temporale e l’eterno”. Ma Tu, Signore Gesù, vedi che l’interrogatorio non si svolge per stabilire la verità perchè tutta la procedura è una menzogna! E Tu non combatti, non attacchi. L’unica lotta è quella contro la Verità che viene così oscurata! Sì, la Verità che assume così un volto preciso, quel volto secondo cui il processo di conoscenza prende corpo nel rapporto personale tra Te e i capi dei sacerdoti, tra Te e me, tra il tuo cuore ed il mio cuore…Suscita in me, Signore, quell’attesa e quel desiderio, affinchè io incontri la Verità, quella Verità che mi fa sentire libera soprattutto nelle relazioni.

Quarta stazione

GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO

 Dal Vangelo di Marco 14,66-72

Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò, dicendo: “Non so e non capisco che cosa dici”. Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è uno di loro”. Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: “È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quest’uomo di cui parlate”. E subito, per la seconda volta, un gallo cantò.

E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. E scoppiò in pianto.

 Meditazione

L’atteggiamento di Pietro riflette tante volte il mio atteggiamento. E, come Pietro, sono pronta a dire: “Io no, Signore, io non ti tradirò. Io posso, io voglio, io, io, io … io so cavarmela anche da sola. Tutto dipende da me!” Ma poi, alla prima difficoltà, crollo perché dimentico che devo fare i conti con la mia fragilità, dimentico che devo riscoprire la mia onnidebolezza. Aiutami, Signore, a perdonare me stessa, perché l’umile perdono mi consentirà di cogliere l’amore come unica realtà essenziale dietro gli infiniti colori della vita e libererà il mio cuore dal risentimento che mi separa dagli altri, da me stessa e dalla vita.

 Quinta stazione

GESÙ È GIUDICATO DA PILATO

 Dal Vangelo di Marco 15,14-15

Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

 Meditazione

Pilato sembra un personaggio inquieto, uno in cui si intrecciano ambiguamente bene e male, dubbio e fede, ammirazione e scetticismo. Ha intuito che la regalità che, Tu, Signore Gesù, ti attribuivi non costituiva motivo di condanna e non minacciava la sua funzione di procuratore. I suoi interessi sono concentrati sulla sfera terrena, dove «tutto è reale» e il reale è l’unica cosa che conta. Fa’, Signore, che il mio interesse sia solo la giustizia che Tu offri a me e a tutti per renderci “giusti”, quella giustizia che rende il cuore dell’uomo ricolmo di Dio, perché solo così il cuore diventa il centro e il luogo del discernimento.

 Sesta stazione

GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE

 Dal Vangelo di Marco 15,17-19

Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.

 Meditazione

La condanna non è sufficiente, occorre il disprezzo, lo scherno. Tu che sei il re di Israele diventi il disprezzato, il ripudiato dagli uomini, colui che è senza volto. Ma rimani fedele, così riveli più che mai chi è Dio, più che mai sei il volto di Dio, il volto di chi è escluso, umiliato e non si vendica, il volto di chi ama fino a ricevere colpi e non li restituisce, il volto di chi perde l’identità per riconoscere l’identità dell’altro. “Signore, il tuo volto io cerco, fammi conoscere il tuo volto” e fa’ che io possa aderire solamente al tuo progetto, che è un progetto di verità e misericordia.

 Settima stazione
GESÙ È CARICATO DELLA CROCE

 Dal Vangelo di Marco 15,20
Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.


Meditazione
Perché la croce? È la domanda, Signore Gesù, che spesso ti ho rivolto ma non mi ha portato da nessuna parte. Il tuo silenzio mi sembrava puro non-senso perché mi rifiutavo di ascoltarti. Ma, in quei momenti di sofferenza, mi hai fatto comprendere che quella stessa croce è stata prima la tua e poi la mia! Perdonami, Signore, per tutte le volte in cui non riesco ad abitare la mia croce che non è la fuga nell’irreale, in un “andrà tutto bene” che toglie il coraggio di attraversare il buio, il vuoto, tante volte un vuoto senza fondo, ma è quel dolore che si rivela un grande mistero come l’amore e l’amore guarisce.

Ottava stazione
GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco 15,21
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo

Meditazione

Simone di Cirene era semplicemente un uomo che quella sera, forse, aveva sbagliato strada, o forse no. E se io assomigliassi proprio a Simone di Cirene? Chiamata a prendere la croce, la mia e spesso anche quella degli altri senza troppa voglia, ma poi capace, per grazia, di scoprire che è la tua croce, Signore, anzi di più: scoprendo che il vero Cireneo che porta la mia croce sei proprio tu! Sì, Tu che non mi incontri per caso, ma vieni a cercarmi sulle strade più tortuose e piene di pericoli. Ti chiedo perdono, Signore, per tutte le volte in cui non riesco ad aprire gli occhi del mio cuore! Aiutami a scoprire che la vera gioia non è avere portato la tua croce, ma che Tu hai preso su di te la mia.

Nona stazione
GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME

Dal Vangelo secondo Luca 23,27-28
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.

Meditazione

Non è un rimprovero quello che Tu, Gesù, rivolgi alle donne, ma è un invito che mi fa comprendere che Tu non disprezzi la compassione e i buoni sentimenti, ma vuoi andare in profondità, aiutandomi a prendere sul serio la tua via crucis. “Non state soltanto a guardare, seguitemi! Vi indicherò la via della vita”. La Via crucis allora non è la via della morte, ma la via della vita, perché è la via dell’amore, dell’amore fedele, dell’amore fino alla fine, dell’amore per cui vale la pena vivere. Ed anche a me sussurri: “Seguimi, gettati nel mio Cuore che è il luogo dell’affetto, della commozione, del sentimento profondo. Stai con me, vieni con me, perché senza amore non puoi vivere e senza dolore non puoi amare”.

Decima stazione
GESÙ È CROCIFISSO

Dal Vangelo secondo Marco 15,24
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.

Meditazione

Eccomi di fronte all’albero della croce, luogo in cui il tuo amore, Signore Gesù, si rivela immenso, un amore senza misura che non retrocede e non viene meno di fronte a nulla e a nessuno. Allora la tua croce non è il ricordo di qualcosa avvenuto in un tempo passato, ma è memoriale di uno spirito che è vivo. Così la teologia della croce si appoggia sulla Parola rivelata che per me diventa segno della mia identità cristiana perchè dà senso e ragione al contenuto della mia fede. La tua croce è vera sapienza, la tua croce, Signore, è la mia forza, perché Tu ti sei manifestato nella croce e nel Crocifisso.

Undicesima stazione
GESU’ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE

Dal Vangelo di Luca 23,39-42
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Meditazione
Il ladrone ti chiede di ricordarti di lui, ma in realtà è lui che si è dimenticato di Te! Ha riconosciuto la sua colpa ed è diventato un altro uomo, un uomo illuminato da Te, uno che si rivolge a Te come ad un sovrano, mentre pende con Te dal patibolo! “Guidami, Signore, guidami tu! Mettimi dentro la nostalgia dell’essere, quella forza interiore che mi fa desiderare non di raggiungere il cielo, ma di essere cielo, non di dare doni, ma di essere dono. Non chiedo di vedere l’orizzonte lontano; un passo alla volta è ciò che mi basta”.

Dodicesima stazione
GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO

Dal Vangelo di Giovanni 19,26-27
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Meditazione
Ai piedi della croce ci sono tua madre ed il discepolo e Tu ti accorgi della loro presenza. Sono anch’io ai piedi della croce, Signore, ti vedo flagellato, crocifisso e morente, e Tu ti accorgi di me! Ora, per Maria è giunto il momento del distacco supremo, il distacco che rappresenta lo strazio di ogni madre che vede ribaltata la logica stessa della natura. E quel distacco estremo nella morte non è sterile ma ha una fecondità inattesa, sì perché ora, sotto la croce, è il momento del travaglio del parto: Maria da quell’istante non sarà più sola, diverrà la madre della Chiesa, un popolo immenso. “Così, Signore Gesù, non ti sei limitato a proclamare la nuova maternità di Maria, ma l’hai istituita”. Allora, quando sembra che Tu non ascolti più le mie preghiere, quando mi fai passare di sconfitta in sconfitta, devo, come Maria, gridare: «Padre mio, non ti comprendo più, ma mi fido di te!».

Tredicesima stazione
GESÙ MUORE SULLA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco 15,33-39
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.

Preghiera
“Tutto è compiuto. Tu hai dato la vita, Signore, apri il mio cuore a questo dono totale. Tu hai voluto morire perché io non fossi sola nella mia morte. Credo in te, Signore, fonte della vera libertà. Dal mio buio, dal mio nulla tu mi chiami alla vita. Apri il mio sepolcro, Signore, toglimi la pietra dal cuore. Grida forte il mio nome! Che la tua presenza mi ricordi chi sono. Signore, raggiungi le mie lacrime e dimmi che mi hai amata fino in fondo”.

Quattordicesima stazione
GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO

Dal Vangelo secondo Marco 15,42-46
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

Dalla Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’anno 2025 “ Spes non confundit ” (3-4-5)
di Papa Francesco
“La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce. La speranza cristiana non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino. San Paolo scrive: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza”. Riscoprire la pazienza fa tanto bene a sé e agli altri. San Paolo fa spesso ricorso alla pazienza per sottolineare l’importanza della perseveranza e della fiducia in ciò che ci è stato promesso da Dio, ma anzitutto testimonia che Dio è paziente con noi. La pazienza, frutto anch’essa dello Spirito Santo, tiene viva la speranza e la consolida come virtù e stile di vita. Da questo intreccio di speranza e pazienza appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù”.

 

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